Le nostre camere

Ulisse

Ulisse è un personaggio della mitologia greca. Originario di Itaca, è uno degli eroi achei descritti e narrati da Omero nell'Iliade e nell'Odissea, celeberrima opera letteraria, quest'ultima, che dal suo protagonista prende il nome, viene definito uomo dal multiforme ingegno. Il vero nome di questo eroe era Odisseo, nome dal significato formidabile che gli fu assegnato dal nonno Autolico, motivandolo come "odiato dai nemici". Ulisse, epiteto datogli dai Romani, è la "personificazione" dell'astuzia, del coraggio, della curiosità e dell'abilità manuale.

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Amorini Pescatori

Il putto (amorino) è un termine che nel campo dell'arte indica un bambino nudo, quasi sempre di sesso maschile e spesso raffigurato con le ali. Dall'antichità ad oggi sono stati utilizzati per raffigurare la figura infantile di Eros, il dio dell'amore, e in questa forma è conosciuto anche come erote, cupido o amorino. Già in epoca romana assume spesso un valore soprattutto decorativo, con scene di putti impegnati in scherzosi combattimenti, competizioni sportive, riti religiosi o in altre attività (pesca, vendemmia, attività produttive). Presso la Villa Romana del Casale vi è la “Stanza degli Amorini Pescatori” dove sono raffigurati alcuni puttini alati intenti alla pesca ed uno di essi che si trova a cavalcioni di un delfino.

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Arione

Arione di Metimna è stato un citarista dell'antica Grecia che, secondo Erodoto, inventò il ditirambo, il canto in onore di Dioniso. Arione era il prediletto di Periandro, tiranno di Corinto. Egli convinse il re a lasciarlo andare di città in città per mostrare a tutti la sua arte. Erodoto narra che Arione arrivò fino in Sicilia, dove si arricchì grazie alla sua arte. Nel suo viaggio di ritorno da Taranto, i marinai avevano complottato di uccidere e derubare Arione delle ricchezze che portava con sé. Mentre si trovava in alto mare, ad Arione fu data la possibilità di scegliere fra un suicidio con una degna sepoltura a terra o di essere gettato in mare. Egli allora chiese di poter cantare per l'ultima volta, prima di suicidarsi. Suonando la sua cetra, Arione cantò quindi una lode ad Apollo e la sua canzone attirò vari delfini attorno alla nave. Appena finito di cantare, Arione si gettò in mare dove uno dei delfini lo caricò sul dorso e lo portò in salvo presso il santuario di Poseidone a Capo Tenaro.

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Eros e Pan

La camera prende il nome da una raffigurazione che si trova su di un pavimento di una stanza della Villa Romana del Casale che illustra una scena di lotta tra Eros e Pan alla presenza dell'arbitro con barbetta a punta che porta sul capo una corona di fiori, simboleggiante la inviolabilità della persona durante la funzione arbitrale.Eros è accompagnato da due fanciulli e da tre donne; Pan da un corteo dionisiaco formato da sileni, satiri e due menadi: dietro i contendenti, in alto, è un tavolo con il premio per il vincitore costituito dalla palma della vittoria e da due sacchi con 22.000 denari. Pan, dio dei pastori, dei cacciatori, del bestiame e dei boschi, è rappresentato con i capelli incolti, con la barbetta appuntita e con le corna di capra. Eros, che i romani chiamavano Amore e Cupido, è rappresentato come un bambino alato.

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Araba Fenice

L'Araba fenice, è un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Contrariamente alle "fenici" di altre civiltà quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace, né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero o ad un airone cenerino, inoltre non risorgeva dalle fiamme ma dalle acque.
Nei miti greci era un uccello sacro favoloso, aveva l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume, una rosa ed una azzurra, che le scivolano morbidamente giù dal capo e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata, una rosea, una azzurra e una color rosso fuoco.

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Polifemo

Polifemo, è un ciclope figlio di Poseidone e di Toosa, una ninfa dei mari. Omero ci narra che Ulisse, durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, sbarca nella Terra dei Ciclopi (forse in Sicilia, probabilmente a Milazzo). Spinto dalla curiosità, Ulisse raggiunge la grotta del più terribile di tutti, Polifemo, dove lui e i suoi compagni vengono catturati dal gigante. Vengono, inoltre, mangiati e divorati sei uomini. Per sfuggire alla prigionia di Polifemo, Ulisse escogita uno stratagemma che lo porterà ad ingannare Polifemo e a fuggire.

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